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Nella cortina di case, palazzi e conventi soppressi di Via Frattini, emerge l'alta facciata fiancheggiata dalla cinquecentesca canonica.
Proprio a partire dal XVI sec. si hanno notizie di un ampliamento dell'edificio sacro. La chiesa è menzionata in una bolla papale del 1151 e la sua antichità si evince anche dall'intitolazione al santo benedettino Egidio, il cui culto si diffonde prima del 1000, dalla Provenza in tutta l'Europa.
Ora, dell'arredo della chiesa cinquecentesca è rimasta solo la pala d'altare a sinistra del presbiterio che raffigura La Madonna, il Bambino, San Domenico e la Beata Osanna Andreasi, attribuita a Teodoro Ghisi (post 1593), da altri a Luigi Costa e bottega. Sempre vicino al presbiterio, sul lato destro della navata, si accede alla cappella eretta nel 1540, per volontà testamentaria di Valente Valenti, della cui famiglia era il seicentesco palazzo che sorge nei pressi della chiesa, sempre in Via Frattini.
Nella piccola cappella, ricostruita nel 1771 dal Cardinale Luigi Valenti, la pala d'altare raffigura la Madonna, recentemente attribuita ad Ippolito Andreasi per analogie con la Predica di Ognissanti (1575-1576). Firmato e datato 1776 è il dipinto dell'abside, Martiro di San Vincenzo Levita, che Giuseppe Bottani caratterizza con un'impronta classicistica e definita stesura del colore. Di buon livello, nell'incorniciatura a stucco sul lato sinistro dell'abside, il dipinto firmato e datato 1777 del cremonese Vincenzo Bononi, La Madonna del Rosario con il Bambino ed i Santi Domenico e Caterina.
Di grande interesse è la tela, attribuita a Fermo Ghisoni (circa 1560), Deposizione con il Cardinale Ercole Gonzaga e la sorella Ippolita, anche per la raffigurazione ritrattisica del prelato, di forte rilievo nella storia della Chiesa non solo mantovana.
La chiesa assume l'aspetto attuale nella ricostruzione del 1721, diretta dall'architetto ticinese Borsotto, ma acquista un carattere più sobrio nel secolo successivo.
In Sant'Egidio un'ulteriore memoria storico-letteraria è nell'epigrafe, al centro del pavimento della navata: si ricorda che Bernardo Tasso, padre del poeta Torquato Tasso, morto nel 1569, era qui sepolto; i suoi resti furono successivamente traslati a Ferrara.