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Il diploma dell'imperatore Lotario III del 30 luglio 1133 rilasciato in “Episcopatu Mantuano”, “in campo Sancti Leonardi” con il quale si concedeva ai mantovani la “potestatem trasferendi palacium nostrum de burgo S. Johannis ad monasterium S. Rufini situm ultra flumen Mincii” segnala, a questa data, l’esistenza di una chiesa con questa intitolazione.[1]
Nel 1154 una chiesa Sancti Leonardi, sita “in suburbio Mantue de Cornu, qua multum indigebat”, è oggetto di una donazione da parte del Vescovo Garsedonio all’abbazia di San Rufino (tale donazione è poi confermata in atti successivi del 1157 e del 1159).[2]
Difficile dire se San Leonardo fosse allora un semplice oratorio, una cappella votiva o una vera e propria piccola chiesa. Di fatto attorno all’edificio di culto intitolato a San Leonardo, restaurato e ingrandito nel XII secolo, si sviluppò una struttura in grado di ospitare i monaci di San Rufino nei periodi in cui la località di Mulinello era particolarmente insalubre o minacciata dalle acque.
La presenza di una chiesa e la sicurezza offerta dalla presenza dei monaci sostenne la forte dinamica insediativa favorendo già dall’XI secolo la crescita di uno dei quartieri più popolosi della città di Mantova.
La chiesa, che rimase in possesso dei benedettini di San Ruffino sino alla metà del Quattrocento (1448), fu più volte rimaneggiata. Sicuramente nel 1605 ad opera di Giambattista Possevino e poi, nel 1795, sulla base del progetto dell’architetto Giovanbattista Marconi. Fu proprio a cavaliere tra Settecento e Ottocento, che assunse le caratteristiche formali con cui ci si porge oggi. Dell'edificio più antico resta in vista, ai nostri giorni, solo qualche avanzo di muro e il campanile romanico (metà XII secolo). Alcune foto scattate dopo il bombardamento della chiesa, nell’ultima guerra, misero in luce un tratto del lato meridionale dell’antico tempio. Su un muro apparvero gli avanzi di una cornice ad archetti pensili suddivisi a gruppi di tre da una lesena che poi non è che il medesimo motivo che appare sul campanile. Si poté constatare, anche, che sotto il rivestimento di mattoni della chiesa neoclassica sussistevano, intatti, i muri della chiesa originaria costruiti con sassi e calce.