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La facciata si propone quale prototipo delle varie chiese rinnovate a Mantova e nel corso del XVIII secolo. Guarda su una piazzetta che si apre sui due lati, rispettivamente verso via Chiassi e via Poma e può ben essere considerata una delle più ampie chiese di Mantova.
La facciata, progetto di Antonio Bibiena, conclude nel 1737 un globale rifacimento affidato all'architetto Moscatelli Battaglia e alla direzione del ticinese Giovanni Maria Borsotto (1716-1736).
Committente è l'ordine dei Servi di Maria, qui presente con convento e chiostro del XIV sec. al 1797; demolito il convento, sotto il porticato che corre lungo i due lati superstiti del chiostro, adiacente alla chiesa, certamente ampliato nel corso del Quattrocento per lievi assonanze coi modi di Luca Fancelli, le lunette affrescate nel tardo '500 o nel primo '600 raccontano episodi e propongono figure dell'ordine dei Serviti. La lunga navata settecentesca della chiesa, verso la quale si aprono gli altari di accurato impianto architettonico, è solennemente cadenzata sino alla profonda abside davanti alla quale lo spazio si dilata in corrispondenza della sovrastante cupola. Lungo le pareti eleganti incorniciature a stucco di gusto rococò racchiudono tele coi santi ed i beati dei Serviti; si tramanda memoria dell'ordine dei Servi di Maria con l'effige di San Filippo Benizzi nella tela di Giuseppe Orioli (1730), pala del terzo altare a sinistra dell'ingresso. Nella parete di fondo dell'abside, al di sotto di un pregevole gruppo scultoreo in stucco con l'Eterno Padre, la pala raffigura La Madonna con Bambino e i Santi Barnaba e Marco, dipinto di ignoto autore del Cinquecento, certamente rimaneggiato nella presentazione dei due santi in periodo più tardo. Sulla parete sinistra del presbiterio, nella cornice a stucco è la tela di Teodoro Ghisi, con aggiunta settecentesca nella parte superiore, raffigurante con imponente solennità il Salvator Mundi; le sta di fornte il quadro di Bernardino Malpizzi che propone Madonna con Bambino e San Filippo Benizzi (fine '500).Ai lati della bussola d'entrata si notano acquasantiere cinquecentesche di pregevole fattura, mentre sulla parete sovrastante è collocata la grande tela di Lorenzo Costa il Giovane che svolge, in orizzontale e con modi pacati, il tema della Moltriplicazione dei Pani e dei Pesci (1582-1583); le opere provengono dalla chies di San Sebastiano. All'altare della terza cappella, ovali in cui sono raffigurati I Sette Fondatori dell'Ordine Servitico (copie) inquadrano un gruppo ligneo del tardo Cinquecento che propone una Pietà di accento fortemente greve. Nell'altare della seconda cappella sul alto sinistro è inserito un affresco strappato, della fine del Quattrocento, con l'immagine della mantovana Beata Elisabetta Picenardi, del Terz'Ordine dei Servi di Maria (1428-1468). Sulla cantoria del alto sinistro del transetto un grande quadro di Alessandro Maganza (ultimi decenni del XVI sec.), forse destinato al refettorio dei Serviti, con Le Nozze di Cana, mostra un accento quasi veronesiano. Gli ambienti in cui è la cappella invernale, in fondo al primo porticato del chiostro, corrispondono alla sala capitolare ed alla sagrestia dell'antico convento dei Servi di Maria; recentemente sono stati portati alla luce oranati a fresco del XVI sec. Nella cappella è pala d'altare un dipinto del primo XVI sec., Madonna con Bambino, attribuito al Bonsignori.L'interno è stato restaurato nel 2009.