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Negli ultimi anni la chiesa si è caratterizzata per il forte legame, stabilitosi nella storia e di recente rinnovato, tra la comunità mantovana e la comunità trentina di Pinzolo in Val Rendena. Nel 1604 fu concesso ai Rendenesi, emigrati a Mantova per ragioni di lavoro, l'uso dell'altare dedicato alla Beatissima Vergine e della sepoltura nel pavimento antistante. Oggi, si riconosce quell'altare, il terzo sulla parete destra di navata, per l'iscrizione inserita nel cartiglio sovrastante l'arcata che lo delimita e per l'epigrafe sulla lastra tombale. L'altare è dotato di una pala, databile ai primi anni del '500, di Gianfrancesco Tura che ha effigiato con sobria accuratezza e definito fondale architettonico la Madonna in Trono con Bambino e i Santi Sebastiano, Rocco, Antonio Abate e Stefano. La storia della chiesa rimanda comunque ad anni ben più remoti: comprovano la sua antica fondazione documenti del 1127 e del 1129 ed alcune frammentarie strutture di tipo romanico, tuttora conservati dietro la sagrestia e nel campanile. L'assetto architettonico e decorativo con cui la chiesa si presenta è rimandabile al profetto del fiammingo Frans Geffels, prefetto delle fabbriche ducali dal 1663, e ad anni compresi tra il 1680 ed il 1693, dopo aver demolito la canonica e la chiesa vecchia. La facciata, di netto sviluppo verticale, è caratterizzata dall'adozione dell'ordine gigante, il motivo delle due nicchie laterali, in cui si riconoscono San Pietro e San Paolo, è ripreso al centro, dove si apre una grande nicchia in cui campeggia un altorilievo scolpito nel 1697, che rappresenta San Martino a cavallo che dona parte della sua veste ad un mendico. In navata tre arcate, scandite da paraste corinzie, aprono verso gli altari laterali con il fregio ed il cartiglio "alla forma della chiesa di Santa Teresa", come riportato in un documento. La pala del primoaltare di sinistra raffigura l'Annunciazione, del parmense Giovanni Canti, attivo a Mantova all'inizio del '700. Di Geffels è il dipinto, piuttosto accademico, firmato e datato 1662, che è ancona dell'altare successivo, detto della Dottrina Cristiana. Sulla parete di destra, prima del presbiterio, la Santa Maddalena (1590-1600) di Teodoro Ghisi. Non si esclude che degli interventi settecenteschi siano avvenuti in facciata e nell'impianto di alcuni altari.