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Dedicata all'Assunta e a Sant'Andrea, fu ricostruita a partire dal 1472 sulla base di una più piccola chiesa gotica eretta nel 1300. Seguendo involontariamente la tempistica dell'omonimo capolavoro mantovano, l'architetto Guglielmo Cremonese la terminò nel 1514, anche se la consacrazione del tempio era già avvenuta da più di un decennio. Anche qui, l'apparato decorativo venne continuamente perfezionato fino a tutto il settecento; ma nel sedicesimo secolo un vero fiume di opere d'arte aveva arricchito il grandioso interno. Esternamente, oltre all'agile campanile e all'abside, che rappresentano gli unici elementi sopravvissuti del più antico edificio, la cattedrale si distingue per l'imponenza del fianco destro, che dà all'intero complesso un aspetto potente e quasi fortificato. Ma la grazia non manca, poiché il transetto e il cinquecentesco orologi o posto a metà della navata movimentano il corpo principale. Notevoli sono la monofora laterale e l'oculo asimmetrico che la sovrasta. L'ampia e sobria facciata è in parte nascosta dalle vie circostanti. Le forme architettoniche rappresentano un tipico esempio del tardogotico lombardo, come appare evidente nell'attimo in cui si varca il portale d'ingresso dell'interno e si procede verso l'altare, in uno spazio che fra luce e buio sembra quasi immenso. La pianta è a triplice navata, contraddistinta da lievi anomalie e suggestive soluzioni: l'innesto a T del vasto transetto, i maestosi archi a sesto acuto, la duplice fila di finestre, in basso bifore e in alto monofore, l'oscillare tra un concetto compositivo ancora medioevale e un respiro già rinascimentale. Fra i tesori custoditi nella cattedrale ricordiamo subito l'organo cinquecentesco dell'Antegnati e il pulpito; entrambi vennero dipinti dal Romanino (1485-1559), maestro bresciano dal tocco espressivo e original e. Ravvisiamo Pietro, Paolo, Sant'Andrea e il vescovo Erasmo, il Sacrificio di Isacco e altri episodi dell'Antico Testamento. Spiccano poi, oltre all'autoritratto dell'artefice, numerosi profeti e sibille, tema tipico dell'epoca che precede il Concilio di Trento, come ci viene ribadito dall'apparire della Sibilla Tiburtina, che rivela ad Augusto il prossimo volgere dei secoli: una folla di voci appartenenti a diverse culture annuncia l'avvento di Cristo. Sul pulpito e sul relativo pilastro appaiono gli apostoli, oltre ad un intenso Ecce Homo. Interessanti sono anche il coro ligneo e il settecentesco altare.Muovendo lungo il lato sinistro dall'ingresso verso il fondo, notiamo innanzitutto un Cenacolo dei primi anni del '500, influenzato dall'omonima opera leonardesca; quindi, intorno all'altare di Sant'Antonio scopriamo un gruppo di interessanti affreschi coevi. Bella è poi la pala di Palma il giovane (1628) raffigurante la Madonna del Rosario, in cui San Domenico offre rose a Maria. Segue la cappella Daina, nobile famiglia asolana, illustrata al pari da affreschi. Nel transetto, incontriamo l'altare della Madonna, capolavoro di intaglio dello Zamara (primi del '500). Infine la cappella di Giovanni Crisostomo (patrono di Asola, nato ad Antiochia e Patriarca di Costantinopoli), eretta verso la fine del '600, si fa ammirare per i suoi stucchi e per una tela di Francesco Paglia, oltre che per il busto-reliquario del santo , impressionante ritratto in argento. Sul lato destro, sempre partendo dall'ingresso, ci colpisce la cinquecentesca pala di San Giuseppe (autori, Giovanni e Bernardino da Asola) e il ciclo di affreschi che la attornia (vedi anche i pilastri vicini); bello l'intarsio marmoreo del paliotto. Segue l'altare di Santa Barbara con pala del Gandino e il policromo altare della Concezione entro cui spicca una bella tela del bresciano Lattanzio Gambara, con Maria e i piccoli Gesù e Giovanni. Intorno, altri affreschi cinquecenteschi.
Accanto al barocco altare del Santissimo Sacramento, ecco la pala dell'Assunta, di autore ignoto; in un fastoso tripudio cromatico, la Vergine sale al cielo sostenuta da angeli intenti alle arti, mentre in basso gli apostoli si interrogano sul mistero della scomparsa del corpo, occasione questa per una serie di ritratti assai penetranti e realistici. A fianco del presbiterio si entra nella sagrestia che custodisce un armadio fine seicento, destinato alla custodia delle reliquie e una panca quattrocentesca.
La Parrocchia offre anche la possibilità di gustare in un prezioso museo, collocato nella Palazzo Monte dei Pegni di fronte alla Cattedrale, numerosi oggetti di ordine liturgico, menzioniamo alcune sculture cinquecentesche (fra cui due confratelli della Compagnia dei Disciplini Bianchi), una croce pettorale vescovile e i paramenti di San Carlo Borromeo.
Eccelle fra i tesori della cattedrale il Polittico della Misericordia, ospitato sull'altare centrale. Di controversa attribuzione, benché ormai si propenda per il cremonese Antonio Della Corna, attivo nella seconda metà del quindicesimo secolo, risplende di raffinatezza gotica, temperata da colori e particolari quattrocenteschi. Nei dieci pannelli principali (Santi, Crocifissione e Madonna misericordiosa), nelle cinque tavolette delle cuspidi (Dio Padre e i dottori della Chiesa), nei dodici apostoli della predella risplende una medesima intenzione di gloria, un desiderio di mostrate ai fedeli i raggi luminosi degli esempi trascorsi e perenni.
Al centro, la Vergine accoglie, difende e protegge la comunità cristiana, allargando il suo manto fino a coprire l'intera umanità