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Il Palazzo degli Ippoliti, detto Palazzo Castello, risale al XVI secolo e fu fatto costruire dai conti Ippoliti nel periodo di massimo splendore del loro feudo imperiale che, nato intorno al 1350, si estinse soltanto a seguito della campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte, nel 1796.
La fortuna del palazzo seguì la fortuna della famiglia Ippoliti. In particolare i saloni del Piano nobile sono impreziositi dagli stucchi e dalle decorazioni floreali della grande scuola artigiana ed artistica mantovana del ‘700. Dopo l’unità d’Italia attorno al grande palazzo Ippoliti, denominato dalla popolazione “il castello”, erano ancora aperti i fossati di recinzione che oltre ad impedire il passaggio di uomini e cose, costretti a muoversi sulla strada Levata attraverso uno stretto pontile, rendevano con le acque stagnanti malsano l’ambiente. Nell’intento, quindi, di risanare la situazione igienica e di allargare l’area del mercato del bestiame e di creare una piazza degna di questo nome, l’amministrazione comunale decideva di acquistare le fosse ed il prato adiacente al palazzo; nel 1861 il Comune dava seguito all’otturamento delle fosse ed alla creazione della piazza antistante il palazzo.
Le vicissitudini successive portarono il palazzo in mani meno attente alla sua conservazione ed al suo più consono utilizzo. Ciò nonostante si rilevano interessanti decorazioni del periodo liberty risalenti agli inizi del ‘900.
Al centro della Piazza Castello si trova il Monumento ai Caduti inaugurato nel 1924 da Vittorio Emanuele III Re d’Italia.
Da verifiche effettuate presso gli archivi della Soprintendenza, in data 28/10/1976 è stato trascritto presso la Conservatoria dei Registri immobiliari di Castiglione delle Stiviere, il Decreto di Vincolo gravante sull’immobile, apposto dal Ministero per i Beni culturali ed ambientali, ai sensi della legge 1089/1939. Come si legge dal decreto di vincolo “la porzione di edificio di proprietà comunale, come le altre contermini ed egualmente sottoposte a vincolo (di proprietà privata), era parte della Villa Ippoliti, posta quasi di fronte al palazzo, anch’esso già degli Ippoliti, e costituiva quasi certamente la residenza prediletta della potente famiglia feudataria di Gazoldo.
Dei tre edifici nobili di Gazoldo questo risulta quello che più ha sofferto alterazioni, al punto da risultarne modificata l’originaria struttura architettonica.
Il palazzo è formato da due blocchi distinti, di uguale altezza e di identiche dimensioni in pianta a forma pressoché ad L. Risultano abbastanza evidenti alcuni scarti presenti nella muratura che confermano l’esistenza originaria del blocco centrale principale e di collegamento delle due ali.”
Da immagini di inizio secolo si può notare come all’epoca si presentava l’originaria facciata del palazzo, con portale centrale inquadrato da semicolonne bugnate in marmo che reggono il balcone del piano nobile, oltre a una grande cancellata multipla con colonne in pietra, anch’essa poi demolita insieme al corpo centrale del palazzo.
Dalla demolizione del corpo centrale del Palazzo si sono venuti così a creare due corpi di fabbrica distinti e così suddivisi:
- Il corpo edilizio di sinistra (guardando la facciata principale) risultava suddiviso in due unità immobiliari, una di proprietà privata destinata a residenza e l’altra oggi di proprietà comunale.
- il corpo edilizio di destra risultava invece occupato da residenza privata. Il palazzo, nella porzione di proprietà comunale, è stato dal 2001 al 2010 sede del Museo delle Cere, mentre attualmente i locali sono vuoti e non utilizzati per alcuna attività istituzionale.