Sabbioneta, Palazzo del Giardinoitinerario di visita

Informazioni rapide

Descrizione

Camera dei Cesari: Sulle pareti è dipinto un peristilio con colonne binate; negli intercolunni sono inserite finte statue di Cesari. Nella parete di fondo, Minerva, con in mano la Vittoria alata, è fiancheggiata da due prigionieri legati a dei cippi. Al lato della finestra la Fama alata regge una tromba. La volta, decorata a grottesche, è a due crociere raccordate ad una volta a botte. Nelle lunette sono riportate grandi medaglie a monocromo in cui sono ritratti i profili di alcuni imperatori. Le due lunette alla base della piccola volta a botte di raccordo presentano scene monocrome di battaglia realizzate da Bernardino campi.
Camera di Filomene e Bauci: Sulle pareti lunghe sono affrescati rispettivamente il circo Massimo ed il circo Flaminio secondo le incisioni di Antoine Lafrery. Sul lato breve rivolto verso la piazza è dipinta una prospettiva urbana che allude alla scena scamozziana del teatro. Dall’altra parte un arco dipinto incornicia un paesaggio agreste, opera di uno sconosciuto pittore, fiammingo, probabilmente da considerarsi un invito ad affacciarsi sul giardino del palazzo. Il soffitto è suddiviso in riquadri da una ricca cornice a stucco realizzata da Giovan Francesco Bicesi, detto il Fornarino. Nel riquadro centrale è dipinta una figura alata che regge lo stemma ducale, circondata da leoni ed aironi. Le quattordici lunette rappresentano la favola mitologica di Filemone e Bauci, tratta dall’VIII libro delle Metamorfosi di Ovidio, dipinte da Bernardino Campi.
Camera dei miti: Nella volta a padiglione un’elaborata cornice in stucco, modellata dal Fornarino e dorata da Martire Pesenti, vi sono ovali in cui sono raffigurati i miti di Dedalo ed Icaro, di Aracne e Minerva, Fetonte ed Apollo e Marsia. Nel riquadro centrale, invece, si trova un mito raramente raffigurato: quello di Saturno e Filira. Gli affreschi furono realizzati da Bernardino Campi. Nel fregio sono collocati catini con mensole intervallati da riquadri con impresi gonzaghesche. Nel Cinquecento sulle mensole si trovano busti di imperatori romani mentre nel catino allungato sopra la finestra era posto un Cupido dormiente in marmo. La finestra era costituita da una bifora divisa da una colonnina tortile in marmo serpentino con base e capitello in giallo antico. I preziosi intarsi in marmo che rivestivano la parte bassa delle pareti, il pavimento ed il camino furono scrostati alla fine del Settecento e trasferiti a Mantova per riqualificare alcuni ambienti di Palazzo Ducale.
Corridoio d’Orfeo: Dipinto da un allievo di Carlo Urbino, il principale collaboratore di Bernardino Campi, il corridoio raffigura quattro episodi del celebre mito di Orfeo. A sinistra, per chi si dirige nella Sala degli Specchi, Orfeo mentre ammansisce le belve al suono della sua lira e i resti del musico galleggianti sul fiume Ebro; a destra, Orfeo agli Inferi davanti a Plutone e Proserpina e le Baccanti che lo uccidono facendolo a pezzi. La volta a botta all’antica presenta lacunari in stucco con deliziose roselline.
Studiolo o Camerino di Enea: È uno dei più preziosi ambienti del palazzo nonché lo studiolo del duca Vespasiano Gonzaga Colonna, Sulle pareti sono raffigurati episodi tratti dai primi sei libri dell’Eneide, dipinti nel 1585 dal pittore cremasco Carlo Urbino e dai suoi aiuti. La volta semisferica è suddivisa in diversi scomparti da un’elaborata cornice in stucco modellata dal Fornarino e dorata da Martire Pesenti. Nei cinque ottagoni Bernardino Campi dipinse putti recanti gli attributi di alcuni dei. Negli scomparti minori, invece, egli affrescò animali esotici, figure ibride ed uccelli. Gli ovali in stucco della volta raffigurano le quattro Virtù cardinali (Giustizia, Forza, Prudenza, Temperanza). Alla base del capolino si alternano formelle con personificazioni di fiumi. Nella parte inferiore del soffitto sono inserite tre formelle in stucco e bassorilievi con scene di vita romana, opera dello stuccatore mantovano Bartolomeo Conti. Al di sopra della finestra si trovano lo stemma ducale, caratterizzato dall’aquila imperiale e dalla scritta “LIBERTAS” e quello Gonzaga-Colonna.
Sala degli specchi: Ambiente più grande del palazzo, esso era adibito alle feste di corte. Probabilmente due specchi veneziani erano collocati negli archi ciechi delle pareti brevi, mentre nei cinque lacunari del soffitto erano poste altrettante tele dipinte. Di tali arredi, smontati nel Settecento, se ne persero le tracce. Ai lati di ciascuna finestra e della porta che immette in galleria vi sono paraste dipinte con armi ed oggetti annodati tra loro da una drappo che parte da una testa leonina. Tali insiemi di oggetti ed armi, detti “panoplie”, furono dipinti dai collaboratori di Bernardino Campi. Tra le finestre vi sono quattro riquadri affrescati a paesaggio realizzati da un pittore fiammingo operante nel 1586 alla corte di Vespasiano Gonzaga Colonna, forse Jan Soens. Sopra ciascuna finestra sono poste formelle rettangolari in stucco con scene di vita romana modellate da Bartolomeo Conti. Nelle pareti brevi, ai lati degli archi cechi e sopra ciascuna delle porte, sono collocate mensole con catini che un tempo ospitavano busti antichi.
Camerino delle Grazie: Piccolo e delizioso ambiente dalle pareti interamente decorate a grottesche, è arricchito da un soffitto a stucco che reca un intreccio di girali incornicianti la testa della Gorgonie posta al centro. La raffinata decorazione a grottesche e gli stucchi furono realizzati da Giovan Francesco Bicesi, detto Fornarino. Questo piccolo ambiente svolgeva forse la funzione di spogliatoio per le dame.