Racconti di Prigionia - Prefazione

Informazioni rapide

Descrizione

PREFAZIONE

Le testimonianze di militari mantovani prigionieri nel corso della Seconda guerra mondiale pubblicate in questo libro sono state registrate negli anni tra il 1986 e il 1992 e nel 2012. Riascoltarle nella loro vivezza dai diretti protagonisti ha offerto lo stimolo per mettere mano alla stesura del testo, con l’obiettivo di assicurare alla tradizione scritta fonti orali che documentano pagine tra le più tragiche della storia del Novecento. Nel corso di queste interviste i protagonisti raccontavano con rinnovata emozione la loro prigionia, che li aveva portati lontano da casa, in campi collocati nei cinque continenti. La conoscenza personale con l’autrice favorì la disponibilità di Remo Alessi, Dialma Cavicchini, Bruno Codifava, Arrigo Gandolfi, Giuseppe Morselli, Alfonso Papotti e Pietro Zanini a riferire con dovizia di particolari gli accadimenti, gli aspetti etici delle loro scelte e lo stato d’animo con cui vissero l’esperienza della guerra, che segnò le loro vite prima nel ruolo di soldati con impieghi operativi e poi nell’isolamento dei campi di detenzione.      

Per questo la scelta dell’impostazione narrativa risponde alla volontà di rendere, per quanto è stato possibile, l’immediatezza di testimonianze rese con partecipata emozione. La struttura collettanea di Racconti di prigionia evidenzia contestualmente le specificità delle diverse prigionie. Se la produzione memorialistica e saggistica ha da tempo messo in luce la tragicità collettiva vissuta nei lager nazisti e sovietici, meno nota è la peculiarità della prigionia in mano angloamericana, perché meno documentata dalla memorialistica e solo in tempi piuttosto recenti oggetto di ricerche storiche e analisi storiografiche. Indubbiamente i prigionieri degli Alleati occidentali godettero di un trattamento materiale buono e conforme alle convenzioni internazionali.      

Tuttavia l’esperienza della prigionia, protrattasi ben oltre la conclusione del conflitto soprattutto in Gran Bretagna e Australia, segnò moralmente e psicologicamente gli internati italiani, la cui sofferenza fu: “[…] reale e quotidiana ma difficile da raccontare, priva di avvenimenti eroici o semplicemente di avvenimenti. […] Il logorio psicofisico e le crisi morali non dipendono soltanto dalle calorie della razione quotidiana.”, come sintetizza felicemente Giorgio Rochat (Rochat 1997, p. 394). Ancora: ”Il fatto che nei campi anglo-americani il trattamento fosse corretto (e non poche volte buono) può contare agli occhi dello studioso; ma per chi la subisce, la prigionia è comunque distruttiva e insostenibile e il detentore, anche se svolge il suo ruolo con correttezza, è comunque il carceriere da odiare, visto come diretto responsabile di tutte le limitazioni e assurdità subite.”, (Rochat 1997, p. 397).

Di certo i patimenti nei lager tedeschi e sovietici ebbero effetti incomparabilmente più devastanti sotto l’aspetto delle condizioni di vita materiali. I sacrifici affrontati dai prigionieri non furono riconosciuti al loro rientro in Italia, accolti con indifferenza dalle autorità politiche e militari e dall’opinione pubblica in generale per una serie variegata di aspetti politico-diplomatici e ideologici. Grazie alle ricerche d’archivio e agli studi ad ampio raggio degli ultimi due decenni, sono stati acquisiti quegli elementi di conoscenza che consentono di riconoscere agli internati di guerra italiani un ruolo nella memoria collettiva della nazione, purtroppo a lungo misconosciuto. Anche se ‘assenti’ mentre in Italia si andava affermando una nuova identità  democratica, con le loro vicende, drammatiche o “buone” ma avvilenti che fossero, furono anch’essi vittime di una guerra voluta dal fascismo e dal nazismo. Nel più ampio contesto generale della letteratura in materia, si inseriscono ora le testimonianze dei sette militari prigionieri mantovani, che danno voce alle analoghe esperienze di migliaia di commilitoni con cui condivisero la cattività negli USA, in Germania, Gran Bretagna, URSS, India e Australia.

Livia Calciolari