UNA CITTA' CON OLTRE DUEMILA ANNI DI STORIA
La leggenda vuole che la fondazione della città sia avvenuta per mano dell’indovina greca Manto e che si debba a lei il nome di Mantova; più verosimilmente le origini del nome sono da attribuirsi alla divinità infernale etrusca Mantu, con riferimento agli antichi insediamenti etruschi sul territorio mantovano, come testimonia il vicinosito archeologico del Forcello (in località Bagnolo San Vito). La città etrusca di Mantova occupava un’area insulare che emergeva dal Mincio, corrispondente a poco più dell’attuale Piazza Sordello; proprio per la posizione elevata, questo spazio è stato abitato anche in epoca romana. Ne sono testimonianza i recenti ritrovamenti in Piazza Sordello di muri perimetrali e di mosaici di una Domus romana, insieme a numerosi altri reperti conservati al Museo Archeologico Nazionale.
Dal passato più lontano di Mantova provengono gli “Amanti”, scheletri del Neolitico ritrovati sepolti abbracciati in località Valdaro, nei pressi della città. Il ritrovamento ha avuto un forte impatto nell’immaginario collettivo anche fuori dall’Italia, al punto che la band americana Quitting Heaven ha espressamente dedicato loro la canzone Skeleton Kiss
NEL MEDIOEVO
Intorno all’anno Mille, Mantova entrò a far parte dei possedimenti dei Canossa e sotto Bonifacio ne divenne la capitale. Gli successe la figlia Matilde, a cui si deve l’edificazione della chiesa più antica della città, la Rotonda di San Lorenzo, oggi frutto di un restauro del primo Novecento. A pianta circolare, la chiesa conserva il matroneo con tracce dell’originaria decorazione ad affresco di scuola bizantina. Alla morte di Matilde, Mantova divenne libero Comune. Il primo ampliamento della città si deve ad Alberto Pitentino che nel 1190 regolò il corso del Mincio formando i laghiche circondano la città. Risalgono a questo periodo le numerose torri cittadine, tra cui svetta quella degli Acerbi, detta “torre della Gabbia”, per la struttura a sbarre cinquecentesca murata all’esterno, ove i prigionieri erano messi alla gogna; il Palazzo del Podestà, risistemato nel Quattrocento da Luca Fancelli, conserva in facciata la duecentesca statua di Virgilio in Cattedra; la Masseria, in cui è presente l’affresco con l’immagine più antica della città e il Palazzo della Ragione, destinato all’amministrazione della giustizia, che si affaccia su Piazza Erbe, oggi come allora sede del mercato. Di assetto medievale anche la Chiesa di Santa Maria del Gradaroedificata nel 1256 fuori le mura.
IL RINASCIMENTO A MANTOVA
I Gonzaga diventarono Signori di Mantova nel 1328, dopo aver cacciato la famiglia dei Bonacolsi. A loro si deve un nuovo ampliamento urbano e la mirabile fioritura artistica di Mantova. Sotto il dominio del marchese Ludovico II ebbe inizio la renovatio urbis. Molti artisti si adoperarono per modernizzare e impreziosire la città, tra cui Andrea Mantegna, che dipinse per il marchese la Camera Picta o “Camera degli Sposi”, e Leon Battista Alberti, che progettò il rifacimento della Basilica di Sant’Andrea e l’edificazione del Tempio di San Sebastiano nell’area di espansione rinascimentale, di fronte all’isola del Te, dove sorgerà in seguito Palazzo Te, villa di delizie, opera di Giulio Romano. Ogni edificio che sorge nell’area al di fuori del nucleo più antico della città deve esaltare la Signoria, compresi i luoghi di servizio come le cinquecentesche Pescherie, progettate da Giulio Romano, destinate al commercio del pesce.
In quest’epoca la corte si arricchisce di opere di celebri artisti contemporanei e di reperti classici che vanno a costituire le collezioni artistiche della città. Testimonianze delle stesse sono tuttora visibili al Museo della Città di Palazzo San Sebastiano, alMuseo Diocesano e al Museo di Palazzo Ducale. Importanti esempi dell’architettura urbana rinascimentale sono: la Casa-bottega del Mercante Boniforte, in Piazza Erbe, in stile gotico veneziano; la Casa-bottega del Viani, in Piazza Marconi, che conserva la quattrocentesca facciata dipinta, di scuola mantegnesca, sopravvissuta quasi integralmente; la Casa del Mantegna di rigoroso volume geometrico con all’interno il cortile dalla particolare pianta circolare, attualmente sede espositiva; la Casa di Giulio Romano (non visitabile internamente).
LE DIMORE DEI PRINCIPI
I Gonzaga abitarono in prestigiose residenze. La più antica e complessa dal punto di vista architettonico è Palazzo Ducale che, con le sue magnifiche sale, i numerosi edifici collegati da corridoi e gallerie, i cortili, le piazze, i giardini, di cui uno pensile, è tra le regge più estese d’Europa. Residenza ufficiale dei Signori di Mantova fino a tutto il Seicento, il complesso ha subito modifiche e adattamenti al gusto estetico delle diverse epoche. Ospita capolavori del Quattro-Cinquecento come le Sale col ciclo cavalleresco del Pisanello, la Camera degli Sposi del Mantegna all’interno del Castello di San Giorgio, i preziosi lavori d’ebanisteria nello Studiolo di Isabella d’Este in Corte Vecchia, l’Appartamento di Troia realizzato da Giulio Romano in Corte Nuova, il ciclo completo degli arazzi fiamminghi tessuti su cartoni di Raffaello. Al polo opposto della città si trovano le dimore private e di rappresentanza dei Gonzaga. Palazzo di San Sebastiano, edificato nel primo Cinquecento per volere di Francesco II, ospitava le nove tele che formano Il Trionfo di Cesare del Mantegna, oggi conservate ad Hampton Court (Londra). Il palazzo è sede del Museo della Città e ospita opere che raccontano i momenti emblematici della civiltà mantovana. Palazzo Te, voluto da Federico II, era il palazzo dell’honesto ocio, dove il principe poteva trovare ristoro intellettuale. Capolavoro assoluto di Giulio Romano, edificato tra il 1525 e il 1535, il palazzo accoglie al suo interno la Sala dei Cavalli, dedicata ai cavalli pregiati che i Gonzaga allevavano, la Camera di Amore e Psiche destinata ad accogliere gli ospiti più illustri per banchetti e cene e la Camera dei Giganti, dagli stupefacenti effetti acustici e visivi, realizzata in onore dell’imperatore Carlo V che aveva concesso a Federico il titolo di duca.
LA DOMINAZIONE AUSTRIACA E FRANCESE
Con la caduta della famiglia Gonzaga, Mantova passò sotto la dominazione austriaca e francese. Nel 1775 fu ampliato il Palazzo Accademico che diverrà la sede della Reale Accademia di Scienze e Belle Lettere fondata da Maria Teresa d’Austria, oggi Accademia Nazionale Virgiliana. Nel palazzo, pochi anni prima, era stato edificato il Teatro Scientifico, piccolo gioiello barocco opera dell’architetto Antonio Galli Bibiena. Il teatro ospitò, a pochi giorni dall’inaugurazione, un concerto dell’allora quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart. Si deve a Maria Teresa anche la fondazione della biblioteca pubblica, per questo denominata Teresiana, all’interno del Palazzo degli Studi. In perfetto stile neoclassico è Palazzo d’Arco (1782-92), oggi sede museale, che conserva mobili e suppellettili d’epoca oltre a belle tele. Sul giardino si affaccia la Sala dello Zodiaco col ciclo d’affreschi cinquecenteschi. Il palazzo ha ospitato, nel 1810, il processo del tribunale napoleonico all’eroe tirolese Andreas Hofer, condannato e giustiziato presso la Cittadella di Porto (oggi Cittadella), dove si trova un giardino a lui dedicato. Tra il Settecento e l’Ottocento, infatti, Mantova venne annessa alla Repubblica Cisalpina e occupata dalle truppe napoleoniche. Alla dominazione francese si deve l’intervento di sistemazione dell’area di Piazza Virgiliana a giardino pubblico con il busto del Poeta. L’attuale monumento risale al 19261535,
DAL RISORGIMENTO AL XX SECOLO
Durante tutto il periodo risorgimentale, sotto il dominio austriaco, Mantova implementò le strutture fortificate e diventò parte del sistema difensivo del Quadrilatero, assieme alle fortezze di Peschiera, Verona e Legnago. È possibile visitare, con un percorso che si snoda intorno alla città, i resti delle architetture militari, dalle Lunette Fossamana e Frassino al Forte di Pietole, situato nel Comune di Virgilio.
Tra il 1851 e il 1855, furono giustiziati in località Belfiore alcuni patrioti mantovani (iMartiri di Belfiore), che complottarono contro l’Impero Asburgico. A loro la città ha dedicato un cippo e un monumento. Nella sezione risorgimentale del Museo della Città di Palazzo San Sebastiano, sono conservati armi, abiti, oggetti personali e documenti dei protagonisti dell’epoca. Risale a questo periodo storico il Teatro Sociale, inaugurato nel 1822, che ospitò, oltre ad attori e artisti di fama, anche personaggi come Garibaldi e Vittorio Emanuele II, ricordati nelle targhe in facciata.
Tra gli edifici novecenteschi, spiccano, invece, le opere eclettiche di Aldo Andreani, architetto e scultore mantovano. Oltre a molte abitazioni private, come la casa di Tazio Nuvolari in via Chiassi, l’Andreani lavorò all’edificazione e decorazione del Palazzo della Camera di Commercio nel 1914 e alla risistemazione dei palazzi comunali di Piazza Erbe, terminata nel 1944.