Conclusa la prima fase del progetto

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Si è conclusa la prima fase del progetto Incursioni

Il metodo narrativo alla base dei percorsi che vedono protagonisti i curatori dei musei provinciali

Iniziano ora le attività con le scuole, con 16 istituti del territorio e 30 classi, 

dall'infanzia alle superiori

Si è conclusa la prima fase del progetto “Incursioni – narrare il museo oltre i limiti e i confini”,  che il Sistema Provinciale dei Musei e dei Beni culturali Mantovani propone e sostiene per l’anno scolastico 2012-2013 rivolgendosi alle scuole del territorio. Protagonisti assoluti, oltre a 16 istituti di Mantova e provincia – in tutto 30 classi partecipanti - , sono i 9 musei che accolgono tra le loro mura percorsi narrativi e laboratori sotto il minimo comune denominatore della scienza. Per trasformare i musei mantovani in luoghi di sperimentazione interdisciplinare dove sia possibile lavorare sulla ricomposizione dei saperi, il lavoro dei formatori si è svolto, per la prima volta, coinvolgendo come parte attiva gli stessi curatori museali e i docenti, in media 2 per ogni classe coinvolta, impostando una co-progettazione condivisa degli aspetti narrativi e delle forme espressive che attingono all'affascinante mondo delle discipline scientifiche. 

La fase formativa si è svolta con particolare successo, tra i mesi di novembre 2012 e febbraio 2013 - dopo una fase preliminare da giugno a settembre 2012 nei singoli musei - sotto la guida degli operatori museali, nonché guide scientifiche e organizzative del progetto, Marco Panizza della Galleria del Premio Suzzara, coadiuvato da Claudio Cavalli dello staff museale e Riccardo Govoni di “MASTeR - atelier per menti curiose” di Mantova. Compongono la commissione didattica del Sistema Museale anche Matteo Rebecchi del Museo Civico Polironiano di San Benedetto Po e Tiziana Grizzi, coordinatrice del Sistema Museale Provinciale. “Per noi non è importante il contenuto, ma il metodo – spiega Marco Panizza, curatore della Galleria del Premio Suzzara e tra gli ideatori del progetto Incursioni, nato prendendo spunto dall'esperienza del prof Marco Dallari dell'Università di Trento – e soprattutto partiamo da quello che abbiamo già, dagli spazi agli strumenti. Le storie le mettiamo noi, siamo noi gli inventori, e sono gli oggetti ad ispirarle, senza appunto limiti e confini”. E arriva la scienza a dare una mano, con vere e proprie incursioni nel museo, che permane nella sua storia filologica ma si lascia reinterpretare in modo nuovo. Ma quando si tratta di fantasia, certi metodi didattici sono più complessi da raccontare che da mettere in pratica. Continua Panizza: “Il metodo è proprio l'assenza di metodo, con rielaborazioni testuali continue, sconfinamento e rottura dei confini tra i vari saperi. E' così che partiamo da un suono, uno stimolo sensoriale, e raggiungiamo la letteratura, la mitologia, la storia. Così non solo apprendere è più semplice, ma è anche più stimolante insegnare e coinvolgere, dal punto di vista dei curatori dei musei e dei docenti”. Perchè sono proprio i responsabili museali i veri protagonisti del progetto “Incursioni”, che hanno risposto con grande interesse alla modalità narrativa proposta. 

Parte ora la seconda fase di Incursioni, che già registra i primi successi. Come le visite all'esposizione “Mostra, dimostra e misura” alla Casa del Mantegna, curata da MASTeR: in 20 giorni di apertura ha attirato 869 visitatori, 19 classi di istituti del territorio mantovano e un gruppo pluriclasse del Liceo Scientifico di Arezzo. “E' stata un'esperienza decisamente positiva – commenta il direttore scientifico di Incursioni Riccardo Govoni, mente di MASTeR - nella fase di restituzione narrativa, con modalità intertestuale, dell’esperienza vissuta, la fantasia degli studenti ha avuto modo di sbizzarrirsi. Dai mimi del pendolo di Zamboni, un gruppo acrobatico che ha narrato a suo modo il concetto di baricentro, fino a innumerevoli esposizioni sonore ispirate alla parte audio della mostra ed altro ancora. Affascinante ricevere anche tanti ex studenti del Liceo Classico Virgilio, rapiti dall'importanza degli strumenti che non sapevano fossero conservati nel loro istituto”. 

 

 

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