I temi legati alla riconquista dello spazio pubblico e alle nuove forme di partecipazione politica dominano una parte significativa del programma di Festivaletteratura 2011. Il richiamo dell’attualità è forte e un primo focus non può non incentrarsi sulle rivoluzioni del Mediterraneo: alla manifestazione saranno ospiti due grandi narratori come Ala al-Aswani e Hisham Matar, ma anche Amira al-Hussaini e Ramy Raoof, giovani blogger protagonisti del movimento di piazza Tahrir, insieme al direttore delle news di Al-Jazeera Mostafa Souag. Gad Lerner e Tahar Lamri cercheranno con Paola Caridi di fare un primo bilancio degli avvenimenti per cercare di capire la reale portata di questi avvenimenti e quali prospettive si aprono nel medio e nel lungo periodo.
Parallelamente, nello spazio del neonato archivio di Festivaletteratura, sarà possibile per il pubblico riascoltare - attraverso apposite postazioni informatiche - le registrazioni di alcuni degli incontri delle passate edizioni del Festival che hanno visto protagonisti autori arabi (da Adonis allo stesso al-Aswani, da Elias Khouri ad Edward Said, solo per citare qualche nome), dando l'opportunità di ripercorrere idealmente i 15 anni precedenti ai fatti di oggi, grazie alla voce di autorevoli protagonisti.
Più in generale, il Festival raccoglie l'esigenza di capire come stanno cambiando le città e i territori, come questi cambiamenti siano emblematici di trasformazioni culturali di cui spesso non c'è sufficiente consapevolezza. Le testimonianze che Alain Mabanckou e Uzodinma Iweala porteranno sul progetto Pilgrimages (che li ha visti protagonisti insieme a una ventina di scrittori africani nella rilettura-racconto delle metropoli del loro continente, come quelle - sempre per l'Africa - di Donato Ndongo e Michelangelo Bartolo, di Alberto Cairo su un Afghanistan che ha fatto della guerra la dimensione della propria quotidianità o quella di Eliane Brum su un paese-continente come il Brasile che sta profondamente mutando la propria identità) saranno in questo senso estremamente significative. Per venire a contesti a noi più vicini, il dialogo tra Varujan Vosganian e Dragan Velikic - due narratori "prestati" alla politica - porterà l'attenzione su un Est Europa sempre più disilluso dall'occidente e in cui gli intellettuali rischiano l'emarginazione come ai tempi della cortina di ferro.
Di diversa attualità gli incontri dedicati a due eventi che, cambiando in modo traumatico e improvviso il volto di una città e la pelle di una regione, hanno mutato negli ultimi anni la percezione del mondo e il destino di gran parte dell'umanità: William Langewiesche e Lucio Caracciolo saranno protagonisti di un incontro dedicato all'11 settembre - nel decennale della strage. Francesco Cataluccio rifletterà invece, a quindici anni dalla tragica notte del reattore, su ciò che Chernobyl ha significato per il mondo.
Non poteva certo l'Italia essere esclusa da questo sguardo critico. Oltre alla presenza di Gian Antonio Stella, che al Festival porterà la sua denuncia sullo scempio del nostro patrimonio ambientale e artistico, due narratori italiani Mauro Minervino e Francesco Pinto confronteranno la loro scelta di raccontare il nostro paese a partire dalle grandi strade che lo attraversano. Di un grande viaggio collettivo, a piedi, dal Nord fino a Scampia, si faranno testimoni Antonio Moresco e Tiziano Colombi insieme ad altri dei partecipanti; Rachel Donadio, inviata del New York Times, e Beppe Severgnini cercheranno di raccontare com'è l'Italia, vista dall'estero, Enrico Franceschini e Laila Wadia si confronteranno sul problema della società multietnica nelle nostre città.