La visita di Palazzo Ducale, a cui si accede dal merlato Palazzo del Capitano, si articola lungo un unico percorso, della durata approssimativa di 90’.
Saliti per lo Scalone delle Duchesse, seicentesco ma ampiamente rimaneggiato in epoca neoclassica, si giunge nella Sala dei Sette Scalini dove è esposta la Cacciata dei Bonacolsi e l’ascesa al potere dei Gonzaga, dipinta dal veronese Domenico Morone per il marchese Francesco II (1494); si passa quindi attraverso la Prima Sala dell’Appartamento di Guastalla (che prende il nome dall’ultima duchessa, sposa di Ferdinando Carlo, ma è stato realizzato nel Seicento modificando la struttura interna del corpo medievale) e si continua nella Sala del Pisanello. Qui il celebre artista, già collaboratore di Gentile da Fabriano, realizza (negli anni Trenta del Quattrocento) un ciclo ispirato alle gesta narrate nei romanzi cavallereschi diffusi nelle corti europee nel XIV secolo e anche a Mantova. Oltre a quanto resta del ciclo, non concluso dall’artista, si possono ammirare anche le sinopie (cioè il primo abbozzo degli affreschi tracciato direttamente sull’intonaco).
La Galleria Nuova ospita una serie di pale d’altare provenienti da chiese di Mantova: tra le tele più interessanti la Caduta di Saulo di Girolamo Mazzola Bedoli, il Miracolo di Santa Chiara di Carlo Bononi e due dipinti di Giuseppe Maria Crespi. Nella Sala degli Arcieri, ristrutturata all’epoca di Vincenzo Gonzaga, sono la grande Pala della Santissima Trinità del Rubens, la Vergine che presenta Santa Margherita alla Trinità del Viani e l’imponente Moltiplicazione dei pani e dei pesci di Domenico Fetti.
Il più vasto ciclo di affreschi del palazzo decora interamente la volta della Galleria degli Specchi, alla cui stesura collaborano, guidate da Antonio Maria Viani, maestranze locali e bolognesi comprendenti Francesco Gessi e Gian Giacomo Sementi, allievi di Guido Reni.
Nell’Appartamento di Vincenzo sono collocati soffitti lignei provenienti dal gonzaghesco Palazzo di San Sebastiano voluto da Francesco II e importanti cicli di tele tra cui il Cristo con undici Apostoli di Domenico Fetti. Inoltre, sono qui conservati numerosi dipinti di Sante Peranda e Jacopo Palma il Giovane giunti nel 1716 dal Palazzo dei Pico di Mirandola.
Dal successivo Corridoio dei Mori, affrescato all’inizio del Seicento, attraverso una scala sulla destra si prosegue verso il Castello di San Giorgio e la Corte Nuova.
[Chi invece volesse abbreviare l’itinerario potrà continuare lungo il corridoio dei Mori e riprendere la lettura dal simbolo §].
Si accede alla Galleria di Santa Barbara che, sulla destra, si affaccia sulla piazza antistante la basilica palatina di Santa Barbara e, sulla sinistra, costeggia piazza Castello, circondata da un cinquecentesco portico a serliana. Tra le numerose opere d’arte conservate nella quadreria della Galleria si notano cinque Storie di San Giovanni Evangelista del viadanese Girolamo Mazzola Bedoli. Tramite il monumentale Scalone di Enea si scende direttamente nel Castello di San Giorgio, fatto costruire, intorno al 1395, da Francesco Gonzaga all’architetto Bartolino da Novara, già attivo per la corte estense di Ferrara. Nel maniero di impianto tardogotico sono notevoli gli interventi attuati nel corso del Quattrocento, in chiave rinascimentale: i due lati porticati del cortile, del toscano Luca Fancelli ma su progetto di Andrea Mantegna (1472), ne sono un esempio. L’episodio di maggior rilievo è, però, la decorazione della Camera degli Sposi, opera di capitale importanza realizzata dal Mantegna per Ludovico II Gonzaga tra il 1465 e il 1474. L’ambiente della “camera picta” è concepito secondo un’illusoria unità spaziale che cancella la distanza tra osservatore e rappresentazione. Sulle pareti sono raffigurati due momenti della vita del committente, come se egli fosse sorpreso nel normale esercizio delle sue funzioni e del suo potere. Eccezionale creazione è il famoso “oculo” dipinto sulla volta: da una balaustra alcune figure si affacciano a guardare l’interno dell’ambiente mentre sopra si apre uno scorcio di cielo azzurro; la teatralità della composizione e la fitta serie di rimandi alla cultura classica fanno di questa decorazione una delle opere capitali del Rinascimento. Scesi nuovamente dal Castello si giunge nella Sala di Manto, dove ha principio la visita di Corte Nuova: di particolare importanza è l’Appartamento di Troia, realizzato alla fine degli anni Trenta del Cinquecento da Giulio Romano per Federico II, primo duca di Mantova. Tra gli ambienti di maggior rilevanza si ricordano il Gabinetto dei Cesari, nel quale erano collocate undici tele dipinte da Tiziano con i ritratti dei Cesari e la vasta Sala di Troia, affrescata da Giulio Romano e dai suoi collaboratori (1538-1539) con storie tratte dall’Iliade di Omero e dall’Eneide di Virgilio e raffiguranti la guerra di Troia. Attorno all’appartamento, nel corso del Cinquecento, vengono edificate diverse fabbriche collegate da una Galleria detta della Mostra perché vi erano esposte opere d’arte di grande importanza: dipinti di Raffaello, di Andrea del Sarto e anche la Morte della Vergine del Caravaggio, fatta acquistare a Vincenzo Gonzaga da Rubens e ora conservata al Louvre di Parigi. Ora vi sono conservati 64 busti in marmo d’arte romana e rinascimentale, oltre a tre statue a figura intera, tra cui il celebre Apollo di Mantova. La Galleria della Mostra affaccia su di un maestoso cortile, noto come cortile della Cavallerizza perché usato nel primo Settecento come maneggio, circondato sui quattro lati da un prospetto architettonico ideato – nella struttura base – da Giulio Romano. Sopra un portico a robuste bugne si imposta un ordine gigante di colonne tortili estremamente scenografico, pittoresco e dinamico. Dalla galleria della Mostra si giunge all’Appartamento delle Metamorfosi, che anticamente ospitava la Wunderkammer dei Gonzaga. In ultimo, da queste stanze ma solo nel periodo estivo, è possibile visitare il Giardino dei Semplici, tipico esempio di giardino all’italiana geometricamente ripartito. Su un lato del giardino si erge la facciata della Domus Nova, realizzata dall’architetto toscano Luca Fancelli e caratterizzata da corpi laterali rialzati, a guisa di torrette alleggerite da logge.
Si giunge quindi nuovamente nel corridoio dei Mori [§ ripresa del percorso abbreviato], in Corte Vecchia, dal quale si accede al cosiddetto Appartamento Verde, nel quale il duca Guglielmo fece sistemare, intorno al 1580, una serie di ambienti privati e di rappresentanza. Dallo Studiolo si passa nella Sala dei Falconi – il cui soffitto è adorno di affreschi di Lorenzo Costa il Giovane (1580). Nella Sala dello Zodiaco la volta ribassata con la rappresentazione della Volta celeste è dipinta ancora dal mantovano Lorenzo Costa il Giovane mentre la Sala dei Fiumi, che deve il suo nome alla rappresentazione allegorica dei fiumi del territorio mantovano, viene completamente ridecorata nel Settecento, dall’architetto e scenografo Gaetano Crevola e dal pittore veronese Giorgio Anselmi (1775). La volta è affrescata con Allegorie del Tempo e del Sole.
L’Appartamento degli Arazzi deve il proprio aspetto all’allestimento tardo settecentesco, approntato da Paolo Pozzo per ospitare gli arazzi realizzati nelle Fiandre entro la metà del Cinquecento dai celebri cartoni di Raffaello. Custoditi nella basilica di Santa Barbara fino al 1776, posti quindi in Palazzo Ducale, gli arazzi sono stati asportati nel 1866 e quindi restituiti dal governo austriaco solo dopo la prima guerra mondiale e ricollocati nell’attuale ubicazione.
Tra le zone del palazzo visitabili in occasioni particolari o previa autorizzazione è anzitutto la sezione dell’Appartamento di Guglielmo in Corte Vecchia disposta intorno al Giardino Pensile e al Cortile delle Otto Facce. Il “giardino in aria” è una notevole creazione architettonica della fine del Cinquecento, sul fondo del quale è impiantato un settecentesco Kaffeehaus, la cui volta traforata è di un gusto teatrale prossimo all’arte dei Bibiena. Dalla Loggia dei Fauni si accede alla Sala dello Specchio dalla pianta a trapezio irregolare, recentemente recuperata e restaurata, che era detta Sala della Musica poiché destinata agli svaghi del duca Guglielmo. Questa zona è aperta in occasione di mostre.
Altro percorso alternativo è quello che include il Palazzo del Capitano e la Magna Domus, i due più antichi nuclei medievali di Palazzo Ducale. Nel primo si può ammirare anche quanto resta della decorazione trecentesca dell’antica cappella del palazzo: una grandiosa Crocifissione e due santi dipinti negli sguanci delle finestre; in altre sale è un’importante raccolta di opere d’arte medievali. La Magna Domus deve il suo attuale aspetto alle ristrutturazioni apportatevi dagli austriaci e dai francesi nel tardo Settecento; al suo interno, oltre a una quadreria sei- e settecentesca, vi è la collezione di dipinti dell’Azienda Ospedaliera “Carlo Poma”. Nell’Appartamento vedovile di Isabella sono visitabili due diverse zone: la prima è contigua al Cortile di Santa Croce e include la sala Imperiale ma anche il viridarium, recentissimamente recuperato. In questi ambienti è anche conservata una raccolta di marmi antichi e rinascimentali. La seconda zona dell’appartamento isabelliano include la Scalcheria, con affreschi di Lorenzo Leonbruno (1522-1523), lo Studiolo e la Grotta, impreziosita dal portale marmoreo di Gian Cristoforo Romano, dalle tarsie lignee dei fratelli Mola e dall’originale soffitto ligneo dorato. Infine, il Giardino Segreto, notevole per la raffinatezza della teoria continua di colonne ioniche che recintano un inatteso ambiente intimo e raccolto ma a cielo aperto.
Al Piano Nobile del Castello, un altro percorso tematico permette di visitare alcuni ambienti nei quali Isabella d’Este ha dimorato prima di trasferirsi in Corte Vecchia. Di particolare rilievo è la Grotta, il cui soffitto è decorato con una volta a botte lignea. Sopra di essa è lo Studiolo, nel quale erano raccolte importanti opere commissionate dalla duchessa a Mantegna, Lorenzo Costa e Perugino, attualmente conservate nel museo parigino del Louvre. In tre piccoli ambienti del Castello è stata ricollocata la decorazione pittorica salvata dalla demolizione, avvenuta nel 1899, della cinquecentesca Palazzina della Paleologa, costruita da Giulio Romano e in parte nuovamente dipinta alla fine del sedicesimo secolo, come testimonia la decorazione del Gabinetto degli Armadi e della Cappella. L’Appartamento Grande di Castello viene realizzato negli anni Settanta del Cinquecento, per volontà di Guglielmo Gonzaga, come ampliamento degli appartamenti di rappresentanza costruiti in Corte Nuova, meno di mezzo secolo prima, da Giulio Romano. Alla decorazione partecipano pittori locali, tra cui Lorenzo Costa il Giovane e nelle sale vengono collocati i Fasti Gonzagheschi di Tintoretto, oggi conservati a Monaco (Alte Pinakothek).
L’ultimo percorso tematico si sviluppa nella Palazzina dell’Estivale, detta anche la Rustica, creazione di Giulio Romano del quarto decennio del Cinquecento. Gli interni furono decorati dopo la metà del secolo, sotto la guida di Giovan Battista Bertani.Tra le altre sale, ricordiamo la Sala dei Pesci, con notevoli stucchi e pitture di soggetto marino; nella Loggia dei Frutti è esposta una raccolta di marmi greci.