Di cosa si tratta e com’è nato
Il Museo della Seconda Guerra Mondiale del fiume Po è un centro della memoria degli eventi bellici che si susseguirono nei territori lungo il grande fiume nel corso del secondo conflitto mondiale. Il museo raccoglie filmati, foto, documenti e cimeli originali appartenenti al periodo che va dalle prime incursioni aeree del 1944 sino al passaggio del fronte nell’Aprile 1945. Il museo è attualmente ubicato all’interno del Centro Culturale Polivalente “Cesare Zavattini” di Felonica (Mantova) e si sviluppa su due piani per una superficie totale di oltre 400 metriquadri. Felonica rivestì un ruolo assai importante in quanto si trovò in posizione centrale rispetto agli attraversamenti del fiume da parte delle truppe germaniche in ritirata e successivamente il suo territorio rappresentò il settore di collegamento tra la 5ª Armata statunitense e l’8ª Armata britannica per quel che riguarda l’arrivo anglo-americano al fiume. L’idea di allestire un Museo è nata nel 2005 in occasione di un’iniziativa del mensile locale, “Sermidiana”, che in occasione del 50° anniversario della ritirata tedesca e dell’avanzata alleata, ha voluto immortalare i ricordi degli ormai sparuti testimoni di questo avvenimento. Ci si è accorti che questi testimoni, i quali con i loro racconti-intervista hanno contribuito appunto all’edizione del libro “Sermide 1940/45 - un paese in guerra”, quando raccontavano dicevano di possedere ancora qualche oggetto del tempo ed inoltre indicavano luoghi dove erano stati interrati nel dopoguerra equipaggiamenti abbandonati lungo la sponda meridionale del grande fiume. Si sapeva inoltre che il fiume Po restituiva ogni tanto oggetti militari sempre abbandonati dai soldati in ritirata. Molta popolazione non aveva vissuto quei momenti e parecchi di quelli che invece li vissero avevano eseguito un’azione di cancellazione dalla loro memoria per le grandi paure passate in quei frangenti. Questo fa ancora scaturire molto interesse verso la conoscenza degli avvenimenti e spesso l’occasione fa tornare la memoria a molti. La volontà di ordinare i fatti militari, susseguitisi durante il passaggio del fronte, ha messo in luce che la cosa non avesse ricevuto l’attenzione che meritava, in particolare da parte degli storici che negli anni si sono occupati di questi argomenti. Si tratta in definitiva di contribuire a colmare la lacuna storica secondo la quale, dopo il superamento delle linee difensive tedesche, come la “Gotica”, stese sui monti dell’Appennino settentrionale e che avevano tenuto inchiodati gli schieramenti contrapposti per tutto l’inverno 1944/45, i combattimenti fossero finiti e pure la guerra, mentre ben si sa che da parte tedesca il superamento del fiume Po ebbe bisogno di un contrasto continuo verso le armate alleate avanzanti. Inoltre l’attraversamento del grande fiume da parte di soldati, armamenti, mezzi ed equipaggiamenti ha potuto avvenire solo previa creazione di nuclei difensivi a sud del fiume ed avamposti sulla riva nord, al fine di rendere possibile la predisposizione di punti per l’attraversamento del grosso delle truppe.
Il tutto non è stato immune da sanguinosi combattimenti ed annegamenti scarsamente ricordati dalle cronache di guerra e dalle ricostruzioni posteriori.
Prime iniziative
Tutto ciò ha rappresentato lo stimolo per dare inizio ad un estremo tentativo di rinverdire la memoria di quei momenti e poterla fissare con strumenti visivi che meglio e più durevolmente avrebbero reso edotti degli avvenimenti le nuove generazioni. Inoltre essendo ormai le vicende della Seconda Guerra Mondiale fatte oggetto di molte analisi critico-storiche e divenute materia d’insegnamento per le scuole, si è creduto che l’iniziativa potesse rappresentare un prezioso strumento didattico di trasmissione di contenuti storici. Inoltre, l’avere poi avuto la possibilità di conoscere e visitare cosa avevano realizzato i francesi nei villaggi e città della loro costa atlantica e dello stretto della Manica, ci ha fatto da supporto per tentare di creare anche da noi un’iniziativa simile. Il territorio di Felonica, che tra l’altro ha rappresentato il punto di contatto tra le due armate di cui si è fatto cenno all’inizio, quella americana ad ovest e quella britannica ad est, ha dato subito il suo placet convinto a sostenere ed a mettere a disposizione spazi per l’allestimento del Museo. Era evidente però che ci si doveva armare di buona volontà, rubare tempo alle abituali attività lavorative e di famiglia se si voleva realizzare qualcosa, pertanto l’aspetto totalmente volontaristico e di passione sono state le caratteristiche che hanno animato il gruppo che ha lavorato ed ancora lavora per portare avanti la realizzazione e arricchirla di contenuti. Subito si è venuti in contatto con un mondo che fino ad ora non si credeva che esistesse nel comprensorio più viciniore, vale a dire: persone che avevano conservato cimeli, altre che le erano andate a scovare in luoghi ormai usciti dalla memoria e molti collezionisti; quest’ultimi col tempo, con tanta passione e con una competenza inimmaginabile, che avevano acquisito nel tempo, ci assecondarono e si resero disponibili a mostrare i loro pezzi migliori. Si è allora impostata una pluralità di forme di collaborazione che permettesse di attestare i vari contributi, per questo si sono ufficializzati, per i vari reperti, degli atti: di donazione, di prestito temporaneo e prestito permanente. Grande tempo fu dedicato alla raccolta dei reperti ancora esistenti e che nel giro di poco tempo sarebbero andati definitivamente distrutti, come, in passato, lo erano stati moltissimi altri in mancanza di analoghe iniziative. Si passarono in rassegna corti e case e si riscontrò negli abitanti un sincero rammarico per cose ed oggetti che erano stati via via buttati, non solo ma s’instaurò un passaparola per sensibilizzare altri, non edotti dell’iniziativa, a effettuare ricerche o a stabilire contatti con il gruppo di volontari che operava. Questa fase di raccolta ha dato più frutti di quanto si sperava ed ancora continua. La collaborazione con i collezionisti è stata molto fattiva, infatti questi non avevano mai avuto occasione di mostrare quanto da loro certosinamente accumulato. L’aggettivo “certosino” e il verbo “accumulare” sono stati usati di proposito, perché si è trattato di persone la cui passione era stata derisa ed in certi casi classificata ideologicamente, ma invece si sono rivelati dei veri e propri suscitatori e mantenitori di memorie storiche. Essi inoltre hanno ammassato in vani esigui delle proprie case gli oggetti della loro immensa passione, spesso in contrasto con i famigliari. E’ una ricchezza questa che a più di mezzo secolo di distanza la comunità civile non può perdere, purtroppo però a questi livelli il solo volontariato è impotente, occorrono mezzi finanziari almeno per ripagare del tempo e denaro speso per raccogliere e conservare. Scomparse le persone che hanno operato solo per passione subentreranno gli eredi che sicuramente saranno più solleticati dal mercato sotterraneo di vestigia storiche riguardanti l’ultimo conflitto, tutto ciò significherà però dispersione e di mancata fruizione della collettività. Questa grande quantità di materiale ancora presente nel territorio deve divenire quindi testimonianza concreta di quello che furono gli eventi che segnarono indelebilmente la popolazione dei territori del fiume Po. Le enormi quantità di materiali già fruibili meriterebbero per l’appunto una sede espositiva importante e proporzionatamente ampia, come potrà esserlo nel breve futuro il Palazzo Cavriani sempre in Felonica. L’iniziativa ha anche sollecitato coloro in quali avevano dei ricordi del passaggio delle armate. Questi ultimi si sono resi disponibili a raccontare episodi spesso rimasti solo presenti nella loro memoria ma mai raccontati. Il Museo ha raccolto questi racconti affinché non andassero persi e le relazioni sono la da catalogare e inserire in schemi logici e consequenziali. Già una prima raccolta ha dato luogo alla pubblicazione del suddetto libro che il mensile locale “Sermidiana” si è incaricato di pubblicare. L’edizione però è ormai esaurita, benché si sia ristampata. Inoltre sono attualmente in fase di studio alcuni volumi che saranno editi in collaborazione all’editore Sometti di Mantova.
Ricerca e accaparramento di audiovisivi originali
Contemporaneamente ci si è accorti che esisteva materiale fotografico e filmati originali che gli archivi delle nazioni alleate avevano tolto dal segreto militare e nel contempo messo a disposizione del pubblico. Si trattava di materiale filmato da squadre di cineasti (molti dei quali provenienti da Hollywood e già famosi o divenutivi in seguito) che avrebbero dovuto servire di propaganda, ma che la fine della guerra aveva seppellito nei sotterranei degli archivi. Ci si è dati da fare per ricercare, vista la mancanza quasi totale di fondi pubblici allo scopo destinabili, di accaparrarsi almeno quelle sequenze filmate che riguardavano i territori interessati gli avvenimenti preparatori ai passaggi del fiume. Si è ricorsi perfino ad amici che vivevano nelle capitali delle nazioni che avevano fornito truppe all’alleanza al fine di poter reperire con precisione i filmati aventi per oggetto il territorio che si voleva indagare. Il pericolo era di acquistare materiale totalmente estraneo in quanto le bobine di films erano catalogate secondo l’ordine di arrivo all’archivio e non di provenienza territoriale. Due codici seguenti ad esempio potevano indicare uno una sequenza lungo il fiume Po mantovano e l’altro scene di combattimenti nelle giungle birmane, ecco che l’amico, dell’amico, dell’amico…. presente a New York, a Londra, a Johannesburg e a Wellington ha cercato informazioni più precise. Più facile è stata l’acquisizione delle sequenze filmate dei bombardamenti aerei preparatori, avvenuti nel 1944, ed aventi per obiettivi i ponti stabili esistenti sul fiume Po e che dovevano essere distrutti per impedire dapprima i rifornimenti al fronte italiano e in seguito una ritirata rapida ed ordinata dei tedeschi, i quali potevano costruire così una nuova linea difensiva sulle Alpi. Siamo riusciti col tempo, tanta fatica e anticipando quattrini da parte di singoli componenti del gruppo di volontari a venire in possesso di una parte di questo materiale inedito e preziosissimo, che però riteniamo molto esigua rispetto a quanto ancora è giacente negli archivi succitati, ma senza commento, cioè totalmente muto, e precisa collocazione geografica abbiamo cercato di interpretarlo, inquadrarlo, datarlo e trasferirlo su supporti digitali. Ne abbiamo ricavato di che farne una proiezione che usiamo per intrattenere gruppi organizzati di studenti in visita, ai quali però bisogna che qualcuno, sempre volontario e che ruba tempo alle sue normali occupazioni, apporti le opportune spiegazioni mentre scorrono le immagini. Occorrerebbero i fondi necessari per fare un lavoro più organico e completo per farne un documentario commentato, purtroppo, però, per fare questo occorre accedere a laboratori specializzati, servirsi di commentatori professionisti che purtroppo non sono alla nostra portata.
Scavi e recupero di depositi sconosciuti
Altra attività che si è intrapresa è stata quella di cominciare a reperire tutto ciò che il fiume Po restituiva nel suo fluttuare di piene e magre ed inoltre di farci indicare i luoghi, dove lavori agricoli avevano rivelato affioramenti di elementi metallici od oggetti che potevano richiamare gli equipaggiamenti militari. Si è pertanto proceduto a recuperare il materiale affiorante, ma anche a procedere a qualche limitatissima prospezione con apparecchiature elettromagnetiche che rivelassero la presenza di metalli sepolti ed a procedere al conseguente scavo. Questo lavoro di ricerca ha suscitato interesse in qualche cittadino che ne veniva a conoscenza e il “passa parola conseguente” ha provocato il risveglio di memorie che ci hanno indicato luoghi sparsi nelle campagne prospicienti il grande fiume dove la trasmissione orale da una generazione ad un’altra aveva lasciato della indicazioni di seppellimenti o nascondimenti. Molti pozzi acquiferi ormai in disuso o ricoperti hanno rappresentato idonei luoghi per disfarsi di equipaggiamenti e armi individuali. Il tutto è ormai ridotto a simulacri metallici spesso decifrabili solo da occhi esperti, ma che varrebbe la pena restaurare per ridarne una parvenza più vicina alla realtà e poterlo poi mostrare affiancato da fedele riproduzione fotografica dell’oggetto originale, ma tutto ciò costa tempo, fatica e denaro. Inoltre non bisogna dimenticare un aspetto di utilità pubblica importante, se cioè si potesse agire in collaborazione con forza pubblica e artificieri, il lavoro di scavo, oltre a permettere il reperimento di reperti atti ad arricchire la dotazione del museo, potrebbe portare ad una bonifica del territorio da eventuali ordigni bellici pericolosi ancora esistenti. Si tratterebbe di una finalità che qualificherebbe meglio il museo e lo renderebbe più attivo per la collettività.
Attività di servizio per la comunità
- Innanzitutto il Museo è già una piccola realtà e assolve allo scopo di sostenere la memoria dei fatti storici avvenuti. La frequenza di visite è già un fatto conseguito, infatti molti visitatori appassionati dell’argomento trattato, si spostano espressamente e ci rilasciano commenti lusinghieri per la realizzazione e l’accoglienza.
- Altra iniziativa che sta dando soddisfazioni è quella di offrire a comitive scolastiche la possibilità di studiare la storia contemporanea anche mediante: la presa di visione degli avvenimenti con schematizzazioni didattiche, di vedere e ricevere spiegazioni su tutta l’oggettistica in esposizione, di rendersi conto del come la guerra destrutturi il vivere delle popolazioni risiedenti nel teatro dei combattimenti, di cosa significhi dover sostenere e sostentare un esercito che combatte, infine vedere immagini che, prima di tutto non sono cruente, ma che hanno l’impatto emotivo di non essere fictions e di mostrare uomini veri in carne ed ossa che loro malgrado hanno combattuto. Purtroppo non essendoci una struttura stabile di personale addetto e nemmeno la possibilità di distaccarne qualche entità, l’accoglienza di scolaresche diviene problematica e possibile solo nei casi in cui le esigenze di visita/accoglimento trovino una possibile quadratura. - Il Museo ha organizzato anche conferenze su particolari aspetti, a molti sconosciuti, del passaggio della guerra sul fiume Po. Avendo scoperto, cosa che molti libri non hanno mai detto che sul nostro fiume arrivarono anche alcuni elementi della Brigata Ebraica, ecco allora che si è dato modo ad un componente della comunità israelitica italiana, in occasione del giorno della Shoah, di poter tenere una conferenza sugli avvenimenti che hanno fatto maturare la creazione di una Brigata ebraica. Istruttivo sarebbe anche poter realizzare una medesima iniziativa per mettere in risalto il contributo dato dai piloti di cacciabombardieri brasiliani che hanno contribuito alla eliminazione di postazioni tedesche che disturbavano l’avanzata. - Un’altra iniziativa a cui il Museo è stato partecipe è la manifestazione a livello nazionale della “Colonna della Libertà” organizzata in collaborazione a “Gotica Toscana”, vale a dire la rievocazione storica dell’avanzata delle armate alleate con mezzi d’epoca e figuranti in divisa da Roma al fiume Po. Si è riusciti ad ottenere la collaborazione degli stanziamenti militari lungo il percorso e financo la possibilità di attraversare i centri storici con i mezzi leggeri gommati. Della manifestazione esiste un DVD che ha raccolto e assemblato i filmati di amatori.
Purtroppo sempre per mancanza di mezzi si è persa un’occasione per far documentare la manifestazione da una equipe di professionisti. Si pensi che nei due paesi meta finale della colonna, cioè Sermide e Felonica, erano presenti quasi 30.000 persone che hanno portato risorse alle attività economiche dei due paesi. D’altronde il richiamo era molto forte, hanno potuto assistere al lancio di una cinquantina di paracadutisti, di cui la metà provenienti da riservisti americani venuti appositamente e trasportati sul luogo di lancio da un aereo originale, noleggiato in Inghilterra, che partecipò all’aviolancio durante lo sbarco in Normandia. Sul fiume Po inoltre si è potuto assistere alle evoluzioni di mezzi anfibi d’epoca, cioè di quegli stessi mezzi che hanno trasportato dalla sponda sud alla sponda nord del fiume le truppe alleate nell’Aprile 1945. Gran parte della manifestazione è raccolta in un DVD. Per un giorno si è realizzato un vero e proprio museo a cielo aperto e dinamico. - Il Museo comunque è già una realtà operativa, anche se limitato dagli spazi e dal fatto di essere basato solo sul volontariato di pochi. Esso fa parte già degli itinerari del Touring Club Italiano, è pure inserito tra le mete degli Itinerari Matildici, si sta facendo di tutto per far conoscere il Museo sugli itinerari delle province limitrofe e sui manifesti delle occasioni folcloristiche dei territori limitrofi appartenenti a quattro Provincie (Mantova, Ferrara, Modena e Rovigo) e tre Regioni diverse. Altro risultato raggiunto è l’accreditamento ottenuto sulle guide tematiche internazionali, ad esempio quella ufficiale degli Stati Uniti. Recentemente è stata inoltre sancita la creazione del NORTH APENNINES PO VALLEY PARK. Si tratta di un progetto trasversale che rende fruibile al turista ed all’appassionato quattro realtà che solo insieme possono donare una visione completa di ciò che fu l’ultima fase della Campagna d’Italia. Le quattro sedi del progetto sono rappresentate dalla Linea Gotica (the Gothic Line) a Scarperia (Firenze) con il Museo a cielo aperto del passo del Giogo (the Giogo Pass with Jump into History), la Linea d’Inverno (the Winther Line) a Livergnano (Bologna) con il Museo Winther Line (Magnani's Collection Museum), la liberazione di Bologna (the Bologna Liberation) a San Lazzaro di Savena (Bologna) con il Museo Memoriale della Libertà (Ansaloni Museum) e ovviamente l’attraversamento del fiume Po (the Po river crossing) a Felonica (Mantova) con il Museo della Seconda Guerra Mondiale del fiume Po (Po river WWII Museum). - Si sono anche cercati dei contatti con Musei dello stesso genere sorti in Europa e precisamente in Francia, Belgio e Inghilterra. Tuttavia, i rapporti con questi sarebbero molto più fattivi se si potessero realizzare degli scambi di visite in modo da poter stringere rapporti per poter scambiare audiovisivi. - Non si è pure dimenticato di sensibilizzare circa la presenza della realtà museale sorta a Felonica sia le Forze Armate che i reparti di stanza in luoghi limitrofi e pure le Associazioni dei Reduci e d’Arma. Tuttavia, la mancanza di mezzi limita dal poter programmare iniziative che potrebbero sfociare in fattive collaborazioni. Si è pure cercato di far conoscere il Museo alle associazioni che gestiscono i Cimiteri di Guerra sparsi sul territorio italiano e con le Associazioni che lo gestiscono sia presenti in Italia che nelle Nazioni delle quali questi cimiteri sono filiazioni.